Un tempo l’uva era raccolta selvatica, come piccoli grappoli che crescevano in natura. Appena diventato stanziale l’uomo iniziò la coltivazione della vite nel Caucaso meridionale, dove Vitis vinifera cresce selvatica. Il più vecchio impianto di vinificazione è originario dell’Iran ed è datato di 7400-7000 anni a.C. In Svizzera la più antica testimonianza di vitigni coltivati si trova in Vallese e risale all’800-600 a.C. Grazie alle diverse influenze dei paesi confinanti e delle diverse zone climatiche, si sono stabilite da noi numerose varietà.
Florian Burion di Octuor Films ha magnificamente messo in scena la grande biodiversità dei vitigni di nell'area vitivinicola svizzera, relativamente piccola ma sorprendente. Questo antico patrimonio vitivinicolo deve la sua protezione e rinnovamento a viticoltori, viticoltrici e scienziati/e appassionati/e. La storia di vitigni come 'Completer', 'Bondola', 'Himbertscha', 'Rèze', ecc. è anche la storia della viticoltura in Svizzera e delle persone che per secoli l'hanno plasmata. Il DVD è altamente raccomandato e può essere acquistato tramite il nostro negozio.
Clandestina americana
Anche nel nuovo mondo si iniziò a lavorare con le viti, ma usando le specie Vitis riparia, Vitis rupestris e Vitis labrusca, originarie del posto. A partire dal 19esimo secolo le viti vengono scambiate tra i continenti e così, nella seconda metà del 19esimo secolo, con dei vitigni americani (=uva americana) arrivarono in Europa anche la fillossera della vite (un parassita delle radici), così come i funghi oidio e peronospora, e si diffusero rapidamente. Se le viti americane hanno avuto lungo tempo per adattarsi agli afidi e ai funghi e ne sono quindi appena danneggiate, le viti europee al contrario sono prive di meccanismi di difesa. In Europa, fino al 1915, l’azione congiunta di afidi e funghi ha distrutto la maggior parte delle coltivazioni di uva. Come conseguenza numerose varietà di vite sono scomparse in modo irrimediabile.
«Fabbricare» viti
Le viti a piede franco (non innestate su radici americane) da allora sono estremamente rare. Ci si accorse in fretta che la soluzione consisteva nell’innestare le marze di varietà europee su radici americane, poiché queste venivano danneggiate appena dalla fillossera. In Europa tuttavia, le uve americane, a causa del loro marcato aroma volpino, sono state considerate a lungo inadatte alla produzione di vino. Ci si «fabbricava» dunque quasi i propri vitigni, ma al contempo si continuava a selezionare con nuove e vecchie specie, per adattarle alle condizioni locali.
Diversità decrescente
Le uve americane antiche si sono mantenute soprattutto in Ticino, coltivate come piante sui pergolati per fare ombra, mentre i vitigni europei antichi sono ancora oggi importanti per la produzione di vino in tutta la Svizzera. Tuttavia, solo quattro varietà occupano il 70% di tutta la superficie coltivata! Il resto della superficie è suddiviso tra 250 diverse varietà e cloni*, sia antichi sia nuovi.
Finiscono sotto la custodia di ProSpecieRara varietà che sono conosciute sin dall’inizio del 20esimo secolo o più e la cui sopravvivenza è in pericolo. Attualmente sono 126 varietà, principalmente della Svizzera meridionale. Sono custodite in due collezioni in Ticino: la collezione di Minusio contiene principalmente varietà ticinesi antiche, così come 18 diversi cloni delle varietà un tempo tipicamente ticinesi ‚Bondola‘ e ‚Bondoletta‘; la collezione di Mezzana ospita invece 126 varietà rare provenienti da tutta la Svizzera.
*Clone: le varietà di vite, in presenza di condizioni ambientali particolari, possono modificarsi (mutazioni spontanee). I nuovi tralci nati da mutazione acquisiscono così altre proprietà rispetto al resto dei tralci del ceppo. Possono p. es. essere più robusti o avere grappoli più aromatici. Se queste proprietà piacciono il tralcio viene riprodotto vegetativamente. La nuova varietà viene definita come clone della varietà originaria.