Ci sono diversi esempi di piante di peperoncino originari dal Messico che rientrano oggi nella selezione di monopolisti dei brevetti. La stessa minaccia incombe anche sui geni della resistenza delle malattie del basilico o l’anguria dal colore rosso acceso e l’imbrunimento dell’indivia.
La lista è lunga, i brevetti riguardano spinaci, mais, pomodori, porri, carciofi, rape, broccoli, cassava, sedano, cotone, patate e riso. Si sono annunciati brevetti anche sugli animali, tra cui bovini, maiali, pecore, cavalli, capre, conigli e volatili.
Qui non c'è ingegneria genetica
Gli esempi non sono dei risultati di ingegneria genetica bensì provengono da processi casuali d’incroci e selezioni. Su queste richieste di brevetto non è ancora stata presa una decisione, ma dato il caos legislativo che vige tuttora all’Organizzazione europea dei brevetti (EPO), potrebbero essere concesse.
Dalla formulazione del diritto dei brevetti europeo si evince che è vietato brevettare la selezione tradizionale. La decisione del Consiglio di amministrazione e della Camera allargata dei ricorsi dell’EPO nel 2017 ha creato delle incertezze. A seguito di questa contraddizione legislativa l’EPO ha sospeso tutte le domande di brevetto da selezione tradizionale. Perciò si può immaginare che nel 2020 verrà adottata la stessa prassi.
Il nuovo rapporto
Il rapporto (in tedesco e inglese) dell’organizzazione Keine Patente auf Saatgut! (di cui è membro) testimonia il tentativo delle multinazionali di allungare le dita sulla produzione agroalimentare europea, approfittando di un momento in cui non si riescono a prendere decisioni chiare tra invenzioni prettamente di ingegneria genetica e risultati di processi casuali di lungo periodo. och mehr Kontrolle über die Produktion von Lebensmitteln in Europa zu erhalten, wenn die aktuellen rechtlichen Fragen nicht gelöst und keine klare Unterscheidung zwischen technischen Erfindungen und zufälligen Verfahren gemacht werden.
Keine Patente auf Saatgut! rivendica la libertà per selezionati/trici, orticoltori/trici, agricoltori/trici che selezionano tradizionalmente, riproducono e conservano le piante coltivate e gli animali da reddito, essi non devono in nessun modo essere limitati dai brevetti nella propria attività. L’accesso alla diversità biologica, che è fondamentale per la selezione futura, non deve sottostare a dei brevetti, che voglino ostacolarla e impedirla.